Modulo I. 2. L’antropologia filosofica integrale e integrante di Max Scheler Cfr.: M. Scheler, La posizione dell'uomo nel cosmo.

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Modulo I. 2. L’antropologia filosofica integrale e integrante di Max Scheler Cfr.: M. Scheler, La posizione dell'uomo nel cosmo

Un’antropologia integraleintegrale L’europeo colto di oggi non sa cosa intendere con il termine «uomo». La tradizione offre -un’antropologia teologicateologica -un’antropologia filosoficafilosofica -un’antropologia scientificascientifica Ma poiché tali idee sono reciprocamente incuranti «noi manchiamo di un’idea unitaria dell’uomo»

Un’antropologia integranteintegrante Per rispondere alla domanda «che cos’è l’uomo?», non basta cogliere tutti i fattori che concorrono a delineare l’essere umano, fornendo un’antropologia integrale; occorre anche individuare la modalità antropologica che, ponendo i vari fattori in sinergia operativa, è in grado di determinare, oltre all’accrescimento biologico, il potenziamento dell’umano. Scheler individua nel lavoro l’attività che, mettendo in sinergia operativa le due componenti fondamentali dell’umano, lo spirito e la vita, oltre a consentire il soddisfacimento dei bisogni vitali, può produrre il potenziamento antropologico.

Un nuovo metodo di ricerca antropologicanuovo metodo Obiettivo: sciogliere l’enigmaticità con cui l’uomo appare oggi a se stesso Mezzo: un metodo efficace di ricerca riflessiva Max Scheler usa il metodo fenomenologico di indagine che, nell’analisi dei fenomeni, permette di coniugare proficuamente «ciò che appare» e «ciò che è»

Il metodo fenomenologico Rappresenta la novità della filosofia del ‘900 E’ stato scoperto e applicato da Edmund Husserl a partire dall’opera Ricerche logiche del 1901 Consiste nell’applicare la riflessione ai vissuti coscienziali, oggetto della psicologia, approfondendone la considerazione oltre l’aspetto funzionale.vissuti coscienziali La fenomenologia filosofica coglie, nei vissuti coscienziali, dati intuitivi nei quali gli oggetti appaiono «per quello che sono», nella loro «essenza»nei vissuti coscienziali, dati intuitivi La coscienza fenomenologicamente intesa si manifesta come struttura d’atto, che si compie nel movimento dal polo soggettivo- noetico al polo oggettivo-noematico.

L’antropologia teologica Proviene dal mondo intellettuale della tradizione giudaico-cristiana Fa riferimento alla vicenda biblica di Adamo ed Eva: creazione, Paradiso terrestre, caduta

L’antropologia filosofica Proviene dal mondo intellettuale dell’antica Grecia Fa riferimento alla capacità di autocoscienza dell’uomo per la quale l’uomo ha inteso il privilegio della sua posizione, di essere dotato di «ragione» (lógos, phrónesis, ratio, mens) lógos = capacità umana di cogliere il nucleo costante delle cose (essenza, quiddità) lógos = ragione sovrumana, fondamento di tutte le cose cui l’uomo, unico fra gli esseri, partecipa

L’antropologia scientifica Proviene dalle scienze naturali e dalla psicologia genetica Fa riferimento alla teoria dell’evoluzione e considera l’uomo come il risultato finale dell’evoluzione del pianeta terrestre L’uomo si distingue dalle altre forme viventi solo per il grado di complessità di quelle energie e capacità combinate che appaiono già nella natura sub-umana

La posizione dell’uomo nel cosmo Il termine uomo deve designare a)«il vertice della scala dei mammiferi vertebrati» (Linneo), in cui si assommano le seguenti caratteristiche : -andatura eretta + modificazioni organiche derivate; -colonna vertebrale modificata; - posizione di equilibrio del cranio; - poderoso sviluppo cerebrale ???? a)un insieme di caratteri che si oppongono al concetto di animale in generale e si avvicinano all’idea di Dio  posizione del tutto particolare dell’uomo rispetto alle altre specie viventi ????

La gerarchia delle energie e delle facoltà psichiche Assunto metodologico: sfera psichica = sfera vivente Tutto quanto è vivente possiede a) - il movimento spontaneo - la formazione - la differenziazione - la delimitazione spontanea rispetto allo spazio e al tempo b) un modo di essere-per-se-stesso e interiore, in cui si riconosce (ipseità) = originario fenomeno psichico della vita,originario fenomeno psichico della vita che è in grado di autolimitarsi nei confronti di un ambiente esterno.

Il processo della vita La vita La vita può essere intesa come quel processo in cui, a partire da insiemi unificati di materia e energia (fisici), si elaborano le più disparate formazioni (biologiche).

Il livello della vita vegetale 0 centri e campi di forze dei corpi inorganici, senza alcuna interiorità 1° grado del processo psichico:  impulso dell’affezione vitale = avvicinamento a/allontanamento da - extatico = mancanza di segnalazione degli stati organici ad un centro e di un ritorno della vita su se stessa (Rückmeldung) privo di coscienza, sensazione, rappresentazione e memoria manca un sistema nervoso  deficiente centralizzazione,  (ogni stimolo investe l’intero sistema conduttore dei tessuti e muta l’insieme dello stato biologico); individualizzazione limitata  - espressivo = fisionomia degli stati dell’impulso affettivo,  senza funzioni di comunicazione UNITA’ METAFISICA DELLA VITA

Unità metafisica della vita - L’assenza nelle piante delle funzioni di adattamento attivo al mondo inorganico o vivente che la circonda (movimento, sensazione, comunicazione…) spinge a pensare che l’evoluzione nel mondo vegetale sia determinata dall’interno, dalla vita stessa, intesa come quella forza metafisica che, a partire da insiemi unificati di materia e energia, elabora le più disparate forme biologiche. -Confutazione del lamarckismo, del darwinismo, del teismo, secondo i quali ci sarebbe un principio teleologico obiettivo: la pianta vive «per» l’animale; l’animale «per» l’uomo. -Piuttosto che secondo un principio utilitaristico, la vita sembra regolarsi secondo un principio estetico e ludico-fantastico

Il livello della vita animale 2° grado del processo psichico: l’istinto che si traduce nel comportamento istintivo - è dotato di senso per l’insieme del portatore di vita - si svolge secondo un ritmo rigido e costante  da quello dei movimenti acquisiti per associazione, esercizio, abitudine (tentativi ed errori) - risponde a situazioni tipiche e rilevanti per la vita della specie - è innato ed ereditario, perciò completo fin dall’inizio  è inserito nella stessa genesi morfologica dell’essere vivente e agisce in strettissima connessioni con quelle funzioni fisiologiche plasmatrici che costituiscono le prime forme strutturali del corpo animale

Istinto e sensazione - gli istinti non derivano dalle esperienze sensibili esterne - ciò che un animale può rappresentarsi, sentire o ricordare è determinato e dominato a priori dalla relazione dei suoi istinti alla struttura dell’ambiente  La genesi dell’istinto di una specie è esclusivamente una manifestazione della stessa formazione della specie. Tutte le vie nervose afferenti e gli organi di ricezione degli stimoli si sono formate nel corso dell’evoluzione solo dopo la stabilizzazione delle vie nervose efferenti e degli organi effettori - collocazione subcorticale dell’istinto  evoluzione psichica=dissociazione creativa operata dalla corteccia

Il livello della vita animale II 3° grado di vita psichica: -la memoria associativa 4° grado di vita psichica: - l’intelligenza pratica

Il livello umano della vita C’è qualcosa che competa all’uomo specificamente, oltre alle 4 forme psichiche osservate nel mondo animale? -alcuni riservano intelligenza e capacità di scelta all’uomo, identificandovi la differenza extra-quantitativa, distintiva dell’umano; -altri negano una differenza irriducibile tra uomo e animale, riducendo l’uomo alla sola dimensione dell’homo faber, dotato di intelligenza pratica e capacità di scelta come i primati; -Scheler ritiene che l’uomo occupa una posizione particolare nel cosmo in virtù di una dotazione che trascende tanto la sfera psichica quanto la sfera vitale

Lo spirito come connotato specificamente antropologico «Ciò che fa sì che l’uomo sia veramente “uomo”, non è un nuovo stadio della vita – e neppure di una delle sue manifestazioni, la “psiche” -, ma è un principio opposto a ogni forma di vita in generale e anche alla vita dell’uomo: un fatto essenzialmente e autenticamente nuovo che, come tale, non può essere ricondotto alla “evoluzione naturale” della vita; ma, semmai, solo al fondamento ultimo delle cose stesse, a quello stesso fondamento, dunque, di cui la “vita” non è che una manifestazione» I Greci chiamarono tale principio «ragione», Scheler lo denomina Geist, «spirito».

Lo spirito Nella nozione di «spirito» sono compresi: -il pensiero ideativo tradizionale; -l’intuizione dei proto-fenomeni o dei contenuti essenziali; - atti emozionali e volitivi quali: bontà, amore, pentimento, rispetto, meraviglia, estasi, disperazione, libera decisione. Lo spirito si manifesta concretamente nell’ambito dell’essere finito, tramite gli atti del centro-di-atti, che è la persona e che si distingue nettamente da tutti i centri funzionali della vita, compresi i centri psichici.

L’uomo portatore dello spirito In quanto «portatore» dell’essere spirituale, l’uomo è in grado di emanciparsi esistenzialmente da ciò che organico. Egli può cioè condurre la sua esistenza, senza soggiacere al potere, alla pressione, al legame con tutto quanto è espressione della vita, compresa l’intelligenza pulsionale. Il nucleo della libertà dell’uomo dalla vita è costituito dalla capacità di «oggettivare» i termini delle proprie pulsioni. Egli sa coglierne «l’essenza» e pertanto si può rapportare ad essi a tutto campo, svincolato dalle limitazioni imposte dal sistema pulsionale-vitale e dalle funzioni e organi sensoriali, che ne sono il prolungamento.

Rovesciamento antropologico CHIUSURA animale-ambiente A  A Nell’animale ogni azione reazione proviene da uno stato fisiopsichico, si rivolge all’ambiente, totalmente calibrato sulla sua fisiologia e morfologia e ritorna ad un nuovo stato fisio-psichico. APERTURA dell’uomo al mondo U  M  … Il comportamento umano è motivato dalla quiddità pura e operato tramite la inibizione/ disinibizione libera, da parte della persona, di una tendenza pulsionale, prima trattenuta. Il risultato è la modificazione, esperita come valida in sé e definitiva, dell’oggettività di una cosa.inibizione/ disinibizione libera

L’ ipseità dei viventi -Le formazioni inorganiche non hanno alcun centro interiore, nessuna ipseità, nessun mondo circostante o ambiente. Ciò che in questo mondo designamo come unità (molecole, atomi, elettroni) è il risultato della nostra facoltà di dividere i corpi, realmente o anche idealmente. -Ogni essere vivente è un «centro ontico» (=centro di esistenza) e forma costantemente la sua unità spazio- temporale e la sua individualità, che non deriva dalla nostra unificazione, a sua volta biologicamente condizionata. Dividerlo in parti significa annientarlo.

Gradi di ipseità dei viventi 1.La pianta è data a se stessa una sola volta: possiede una interiorità generica, in quanto è animata. L’impulso dell’affezione vitale, di cui è dotata, comporta un centro e un ambiente, ma i suoi diversi stati non vengono segnalati al centro. 2.L’animale è dato a se stesso due volte: è dotato di sensazione e di coscienza (schema corporeo), quindi anche di un centro modificabile di segnalazione dei mutevoli stati organici. 3.L’uomo è ridato a se stesso una terza volta nell’autocoscienza e nella facoltà di oggettivare.

Qualità conoscitive specifiche dell’essere umano - L’uomo è capace di ideazione  scindere l’esistenza dall’essenza, afferrare le forme essenziali da un solo esempio, avere e acquisire conoscenze a priori. P. es.: -la categoria spirituale della «cosa concreta» e della «sostanza», una propria visione dello spazio, le forme del vuoto spaziale e temporale, perché in lui, in quanto essere spirituale, l’esigenza della tendenza sopravanza sempre la capacità di soddisfarla  «vuoto del cuore».  intelligenza tecnica o discorsiva

Tecnica dell’ideazione  procedura di sospensione del carattere di realtà delle esperienze  1) avvertire la realtà nell’esperienza primordiale della «resistenza» del mondo al nostro impulso vitale (no«resistenza» percettivismo) 2) avvertire la pressione della realtà sul nostro sistema psico- fisico (bisogni, pulsioni, interessi, calcolo) 3) neutralizzare i correlati affettivi del momento di realtà l’angoscia mondana, il senso di pressione, il senso di resistenza 4) disattualizzare il centro dell’impulso vitale originario, con un atto della volontà spirituale, che ci fa volgere e concentrare sulle forme pure (idee, immagini percettive, rappresentazioni)  l’uomo può sublimare le proprie energie pulsionali nelle sublimare attività di tipo spirituale

L’esperienza della resistenza Nell’esperienza della resistenza consiste la nostra esperienza interiore della realtà -non basta a ciò alcuna sensazione specifica (duro, resistente, ecc.), né percezione, ricordo, pensiero  esse ci danno, sempre e solo, il modo di essere (contingente) delle cose, mai l’esistenza delle cose - ciò che ci dà l’esperienza interna della realtà è l’impressione interiore di una resistenza, sperimentata da quel grado elementare e primitivo della vita psichica, che è l’impulso affettivo, centro delle tendenze, che agisce in tutte le direzioni e sussiste persino nel sonno e negli ultimi gradi di incoscienza.

La sublimazione spirituale Attraverso l’atto della negazione, neutralizzatore dell’ esperienza della realtà, il centro unitario della persona umana, che si raccoglie in se stessa, trasferisce allo spirito, l’energia che proviene dalle pulsioni, che non si sono scaricate nella realizzazione. Da tali energie pulsionali sublimate, lo spirito trae la possibilità di manifestarsi in atti della persona, che lo potenziano, conducendo le sue intenzioni a realizzazione. Tale sublimazione spirituale consta di due atti/processi: -di conduzione, che inibisce/disinibisce la pulsioneinibisce/disinibisce -di orientamento, che tiene davanti alla pulsione determinate idee e valori, da realizzare.

L’uomo vivente L’uomo è l’essere vivente che, reprimendo e inibendo le proprie tendenze pulsionali – vale a dire negando ad esse l’appagamento, attraverso immagini percettive e rappresentazioni – risulta capace di comportarsi in modo essenzialmente ascetico nei confronti della propria vita, una vita che altrimenti lo soggioga con la violenza dell’angoscia. Paragonato all’animale, che dice sempre di sì alla realtà effettuale, anche quando l’aborrisce e fugge, l’uomo è colui che sa dire di no, l’asceta della vita, l’eterno protestante nei confronti di ogni realtà meramente effettuale, di cui desidera infrangere i limiti spazio- temporalmente determinati, entro i quali gli è data l’essenza e il proprio mondo-ambiente e che rappresentano anche i limiti della propria autorealizzazione.

Conclusione I L’antropologia scheleriana fin qui descritta presenta il carattere dell’integralità. Nel suo andamento posizionale, essa coglie nell’uomo una pluralità di connotati, fisici, biologici, spirituali, che evitano ogni riduzione unilaterale (fisicismo, biologismo, spiritualismo). Plurali sono le energie psichiche presenti nell’uomo così come lo spirito in lui non si esaurisce nella sola ragione. Dall’analisi scheleriana ricaviamo un’antropologia ricca, degna erede della profezia nietzscheana del superuomo.