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Published byLeonora Parisi Modified over 8 years ago
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’800 /’900 Tesi In filosofia il passaggio 800-900 vede il tramonto dell’idea “razionalità forte” sviluppatasi nel corso dell’età moderna. Tale trapasso avviene in modo graduale e non traumatico (con le eccezioni di Nietzsche e Freud). e non esclude il permanere di elementi di continuità (idea della autosufficienza assiogica dell’uomo)
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’800 /’900 La filosofia moderna Si caratterizza per un concentrarsi dell’attenzione sul soggetto che diviene centro e misura della realtà.
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’800 /’900 Il soggettivismo moderno - 1 Cartesio La filosofia di Cartesio rappresenta un tentativo di fondare tutto il sapere sull’autoevidenza dell’io. Misura del vero non è più la corrispondenza all’essere ma la chiarezza la distinzione dell’idea, giudicata dal soggetto. Dio non è negato, ma relegato, nei fatti, fuori dalla scena del mondo.
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’800 /’900 Il soggettivismo moderno - 2 L’ empirismo Anche per chi indica l’esperienza come unica fonte della conoscenza il rapporto con la realtà è mediato dal soggetto. La ragione non è un’aprirsi al mondo (intenzionalità) ma un rapportarsi alle idee. Al punto che persino la sensazione non è più garanzia dell’esistenza di un mondo reale al di fuori del soggetto.
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’800 /’900 Il soggettivismo moderno - 3 Kant Per Kant l’oggetto del nostro sapere (il fenomeno) solo in parte dipende da una realtà data; Per il resto esso è frutto dell’attività ordinatrice del soggetto che impone alla natura le regole su cui si basa la validità del sapere scientifico. La religione si riconduce alla morale, nella quale l’uomo è auto-nomo, in quanto depositario di una legge razionale universale.
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’800 /’900 L’apice di questa tendenza Si raggiunge nei grandi sistemi del XIX secolo: L’idealismo hegeliano, completamento della “rivoluzione copernicana” di Kant. Il marxismo, rovesciamento materialistico dell’Idealismo. Il positivismo, idolatria del sapere scientifico.
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’800 /’900 Per l’idealismo La realtà è lo sviluppo dialettico di un’unica infinita soggettività spirituale che si manifesta nel mondo materiale e negli spiriti finiti. Il reale coincide con il razionale che si attua inesorabilmente nella storia. L’uomo può raggiungere un sapere assoluto (Filosofia) che coincide con la piena autocoscienza dello Spirito.
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’800 /’900 Per il marxismo La realtà è “produzione sociale dell’esistenza” (forze produttive e rapporti di produzione) La base economica è la struttura della società, piedistallo concreto su cui si poggia una sovrastruttura giuridico- politico-culturale La dinamica della storia è la lotta tra le classi
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’800 /’900 Per il positivismo Il sapere scientifico, in quanto fondato su fatti verificabili, è l’unica forma di sapere. Le domande teologico-metafisiche appartengono ad una fase immatura del pensiero e devono essere abbandonate. L’estensione delle conoscenze scientifiche consentirà la soluzione di tutti i problemi dell’umanità.
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’800 /’900 Pur opponendosi, idealismo e positivismo si accordano: Nel ricondurre il finito all’espressione di un infinito (Spirito o materia). Nella negazione del Mistero: la realtà è totalmente comprensibile alla ragione. Nell’ottimismo storicistico. Nell’affermazione della più assoluta autosufficienza dell’uomo che raggiunge i termini di una vera e propria deificazione.
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’800 /’900 La crisi della filosofia moderna Viene preconizzata da Nietzsche e da Freud. Si manifesta pienamente con la messa in discussione dei limiti della pretesa positivista (reazione antipositivista tra ’800 e ’900).
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’800 /’900 Nietzsche Mette in luce la vera portata della pretesa di autosufficienza dell’uomo moderno. Se “Dio è morto” non c’è più alcun sostegno per i valori assoluti: non c’è più bene né male, ma anche né vero né falso. Non ci sono “saperi assoluti” o “fatti” di fronte ai quali inchinare il capo; l’uomo deve farsi Dio e creare, con la sua volontà, un nuovo “senso della terra”.
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’800 /’900 Il paradosso di Nietzsche Sotto un certo aspetto Nietzsche rappresenta un culmine della modernità (tant’è vero che il suo pensiero si prestò a successivi sfruttamenti ideologici) Sotto un altro è proprio la velleitarietà della sua proposta (il superuomo) che rivela la debolezza del sogno dell’uomo moderno ed apre le porte al successivo nichilismo.
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’800 /’900 Freud Pur incarnando un tentativo “positivista” di portare alla luce della scienza fenomeni considerati ai margini della razionalità, mette in discussione l’idea dell’uomo padrone di sé e del suo destino grazie alla razionalità scientifica. L’uomo e i suoi atti non sono sotto il controllo della sua coscienza razionale ma sotto il dominio delle cieche forze dell’inconscio.
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’800 /’900 Reazione antipositivista Si manifesta sia attraverso il sorgere di nuove correnti (Spiritualismo, Pragmatismo, Fenomenologia, Esistenzialismo, ecc.); sia attraverso il ritorno a filosofie precedenti (Neokantismo, Neoidealismo, Neomarxismo, Neopositivismo).
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’800 /’900 Nonostante le differenti posizioni si riconoscono tendenze comuni: Richiamo al concreto Rifiuto del “sapere assoluto” Indebolimento della ragione Abbandono dell’ottimismo moderno
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’800 /’900 Richiamo al concreto Si rifiutano i sistemi totalizzanti che tematizzano una realtà in cui l’uomo non abita. La filosofia deve “ritornare alle cose” occuparsi dell’uomo nella sua esistenza concreta mettersi al servizio della vita o della trasformazione della realtà.
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’800 /’900 Keine Metaphysik mehr! Anche in chi si pone in continuità con la polemica antimetafisica ottocentesca deve prendere le distanze dalla “metafisica della scienza” elaborata dal positivismo. Il neopositivismo e neokantismo riportano la riflessione sui fondamenti e la validità del sapere scientifico.
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’800 /’900 Morte della filosofia Nell’ambito neomarxista si profila, secondo la prospettiva già indicata da Marx, un superamento della filosofia stessa. Essa deve rinunciare al tentativo di fornire una nuova interpretazione del mondo e farsi prassi rivoluzionaria.
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’800 /’900 Rifiuto del sapere assoluto Tramonta definitivamente la prospettiva del sistema filosofico. La filosofia rinuncia a guardare alla realtà in una prospettiva globale e si rifugia in ambiti ristretti di razionalità. Si sviluppa, anche in questo campo, quella parcellizzazione di indagini che caratterizza la ricerca scientifica.
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’800 /’900 L’esempio del neoidealismo crociano Anche chi si pone in continuità con il più pretenzioso tentativo sistematico ottecentesco, è costretto ad abbandonare la prospettiva totalizzante della dialettica hegeliana. La realtà spirituale vive all’interno di separazioni irriducibili: di distinti campi di attività (teoria-pratica,bello-brutto, vero- falso, utile-inutile, buono-cattivo).
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’800 /’900 Dal sapere ai “saperi” Il motivato rifiuto dell’unico sapere assoluto conduce progressivamente alla frantumazione del sapere in tanti saperi autonomi. A farne le spese è la possibilità di accesso della ragione alla verità, il cui significato è sempre meno teoretico e sempre più pratico, utilitaristico, operativo e quindi anche, fatalmente, relativo.
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’800 /’900 Indebolimento della ragione Per questa via si apre la strada ad una progressiva “abdicazione” alla ragione che alimenterà varie forme di “pensiero debole”, ma anche alla perdita del “ruolo sociale” della filosofia: l’uomo contemporaneo non ha più alcuna domanda da porre ad un filosofo che non ha risposte.
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’800 /’900 Oltre l’ottimismo Lo sguardo gettato sulla concretezza dell’uomo e della vita mette in luce gli aspetti di precarietà e di limite che il progressismo ottocentesco aveva considerato momenti transitori destinati ad essere superati. La filosofia del novecento spesso li contempla quasi con compiacimento.
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’800 /’900 Il limite e l’assurdo Per Heidegger: la prospettiva di un’esistenza autentica dell’uomo si riconosce nell’essere-per-la-morte. In Sartre l’uomo è libertà, ma senza un senso che possa dare valore alle sue scelte (“è la stessa cosa ubriacarsi in solitudine o condurre i popoli”).
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’800 /’900 Ma anche quando costretto a difenderla sul terreno del nulla l’uomo post-moderno non rinuncia alla propria autosufficienza.
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’800 /’900 « Se con la moltiplicazione delle immagini del mondo perdiamo il “senso della realtà”, come si dice, forse non è poi una gran perdita. […] Dovremmo contrapporre a questo mondo la nostalgia di una realtà solida, unitaria, stabile e “autorevole”? Una tale nostalgia rischia di trasformarsi continuamente in un atteggiamento nevrotico, nello sforzo di ricostruire il mondo della nostra infanzia, dove le autorità familiari erano insieme minacciose e rassicuranti. » G.Vattimo, La società trasparente
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’800 /’900 « […] l’uomo è giunto dinanzi a un limite, un passo oltre e potrà sprofondare, perdersi completamente. […] È un luogo impossibile? Molti motivi avremmo per dichiarare invalicabile questo limite: per elaborare una logica della rinuncia che ci permetta di vivere senza valori. L’“ultimo uomo” è l’uomo del compromesso che ha imparato a convivere con il nulla. Il passo in piú è un avventurarsi difficile: la soglia cela un’altra soglia, e sempre ci ritroveremo dinanzi a essa mentre ci saremo incamminati per una via tortuosa, accidentata, lunghissima e faticosa. […] Non è possibile librarsi in volo e liberamente spaziare come un uccello nell’aria: forse l’unica alternativa è imparare a strisciare imitando il serpente, poiché solo aderendo alla terra avremo una possibilità di sollevarci sopra di essa. » G.Vattimo, P.Rovatti, Il pensiero debole
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